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Visitare la Fontana di Trevi a Roma | Rome Garden Hotel

Fontana di Trevi

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Fontana di Trevi Roma

 

Il mondo è l’unico termine di paragone che spiega, ogni volta, la straordinarietà dell’esorbitante quantità di ricchezze artistiche presenti a Roma. Conferma ne è la Fontana di Trevi, probabilmente la più famosa fontana al mondo e che sicuramente merita di essere inserita nel tour di una visita a Roma. La sua presenza si avverte già percorrendo le stradine intorno. Una presenza fatta di scrosci d’acqua continui nelle vasche e il vocio dei mille dialetti e delle mille lingue del mondo. Scorgendola si entra in una dimensione seducente, come ad ammirare uno spettacolo in un teatro imponente.

 

Fontana di Trevi

 

Inaugurata da Marco Vipsanio Agrippa, genero di Augusto, nel 19 a.C. per alimentare le sue terme, rappresentava una delle fontane minori dell’Acquedotto Vergine, il cui nome pare derivi dalla leggenda di una giovane che indicò delle sorgenti d’acqua a dei soldati che chiedevano dove abbeverarsi. In origine era formata da tre vasche di raccolta affiancate e addossate ad un edificio, e rimase così fino al 1453 quando Niccolò V diede incarico a Leon Battista Alberti di procedere con una restaurazione. Rimasero le tre bocche d’acqua e fu realizzato un’unica grande vasca.

In questo periodo pare risalire l’orige del nome; la fontana iniziò a chiamarsi “di Trejo”, poiché situata in una zona detta “dello Trejo”, cioè dove si verificava l’incrocio di tre vie, da cui il passo al termine Trevi fu breve. Urbano VIII, nel XVII secolo, decise di intervenire con l’idea di creare un’opera monumentale, e incaricò il Bernini. Il progetto vide solo l’inizio, il Papa e Bernini morirono e lasciarono soltanto un grande lavatore con un vascone davanti. Fu poi Clemente XII, nel XVIII secolo, che invitò i migliori artisti dell’epoca a presentare dei progetti per la realizzazione di una fontana monumentale.

Fu scelto il progetto dell’architetto romano Nicola Salvi, di chiara ispirazione berniniana, che sarà affiancato nei lavori dal suo amico Luigi Vanvitelli. Morto prematuramente l’opera fu conclusa da Giovanni Pannini e, dopo che i lavori proseguirono sotto il pontificato di Bendetto XIV, fu inaugurata il 22 maggio del 1762 da Clemente XIII. La Fontana di Trevi finalmente assume la forma maestosa che conosciamo oggi.

 

La Fontana

Alta 26 metri e larga 20 metri si presenta agli occhi del visitatore con tutta la sua sontuosa imponenza. La facciata è la scenografia perfetta per lo spettacolo del tema marino che si protende.

In alto si trovano le famose quattro grandi statue simboliche della Fontana di Trevi, da sinistra l’Abbondanza dei frutti di Agostino Corsini, la Fertilità dei campi di Bernardo Ludovisi, i Doni dell’autunno di Francesco Queirolo e l’Amenità dei prati di Bartolomeo Pincellotti.

Al centro sempre in alto c’è l’iscrizione che ricorda la realizzazione voluta da Clemente XII, sotto le colonne corinzie delimitano due nicchie laterali dove sono collocate a sinistra una statua raffigurante l’Abbondanza e a destra un’altra statua raffigurante la Salubrità, entrambe di Filippo della Valle, sormontate da due bassorilievi raffiguranti la leggenda di Agrippa che approva il progetto dell’acquedotto, di Bergodi, e la vergine romana che indica le sorgenti d’acqua ai soldati, di Grossi.

 

Al centro nella grande nicchia centrale il gruppo scultoreo ad opera di Piero Bracci: la maestosa statua di Oceano sopra una conchiglia trainata da due cavalli marini, uno agitato l’altro più calmo a rappresentare le anime del mare, guidati da due tritoni, uno giovane e uno maturo, a simboleggiare le diverse età dell’uomo. Sotto la grande scogliera che si immerge nel mare rappresentato dalla grande vasca.

 

Siamo certi che la visita vi regalerà momenti suggestivi e di reale stupore. Forse gli stessi che hanno colpito Federico Fellini quando decise di girare una delle scene più famose della storia del cinema nel film La dolce vita, dove in una Fontana di Trevi di notte magica Anita Ekberg si immergeva camminando nel “mare” dei desideri.

Desideri che possono essere evocati nel gesto legato indissolubilmente al fascino della fontana, lanciando di spalle una monetina nell’acqua vitale e rigeneratrice di Roma.

 

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